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Palmisano, Partite Iva ‘Insieme per cambiare’: “Lo Stato vuole davvero far riprendere l’economia?”

C’è realmente la volontà di far riprendere l’economia italiana? Secondo me, no”. Perentorio Giuseppe Palmisano, presidente dell’Associazione delle Partite Iva ‘Insieme per cambiare’. Secondo lui, lo Stato avrebbe molto da ‘fare’, e invece ‘dice’ e basta.

“La situazione è sempre più critica, non c’è niente di cui essere contenti. Il Governo ci mette sempre in condizioni peggiori, non vuole darci una mano. Cercano di dire, di fare, ma poi l’evidenza è diversa da quella che ci vogliono far credere. Siamo delusi da tutti i Dpcm, anche dall’ultimo”. Il coprifuoco alle 22 proprio non va giù: “Per il Sud Italia, significa non aprire per niente i locali. Se un negozio al Nord chiude alle 19, nel Meridione lo fa alle 21 e, a quel punto, come fai a cenare fuori?”. Palmisano aggiunge: “Ci sono attività che non apriranno per niente, come i pub. Specialmente ora che arriva la bella stagione. A questo punto, è lecito porsi la domanda iniziale: lo Stato vuole che riparta la nostra economia? Ci vuole flessibilità, ma anche controlli. Chi rispetta le regole, deve poter sopravvivere. Anche i ristori, sono pochi, se arrivano. E per ottenerli ci vuole tutta una trafila non semplice”.

C’è una petizione, che l’Associazione ha recentemente rilanciato: “Chiediamo un condono vero sulle cartelle esattoriali. Bisogna rimettere in gioco chiunque ha queste problematiche. Deve essere messo in condizione di ripartire e di non sbagliare più. Noi chiediamo anche la premialità per chi invece ha sempre pagato onestamente le tasse”. Condono fiscale e giustizia: “Chi non lavora da un anno e mezzo si ritrova ancora a dover pagare tutti i costi fissi: elettricità, telefono, connessione. Se, per caso, non li avesse pagati in questi mesi, ora si ritroverebbe a riaprire senza poter però lavorare: ecco perché magari ha preferito pagare l’elettricità che comprarsi da mangiare”.

L’evasione fiscale resta in primo piano nelle parole di Palmisano: “Se uno dichiara tutto, ma poi non può pagare, per me non è evasione fiscale. Magari ha deciso di pagare un dipendente invece dell’Iva: non è un evasore”. E ancora: “Dobbiamo dare la possibilità di riaprire la partita Iva a chi l’ha chiusa, altrimenti finirà per lavorare in nero. Rimettiamo in gioco queste persone con una regola ben precisa. Lo Stato, con i registratori di cassa, vede in tempo reale cosa devono pagare i commercianti. Facciamo pagare le tasse in modo forfettario. Chi dopo tre mesi non ha pagato almeno il minimo, viene penalizzato facendogli chiudere l’attività. Ma siamo in Italia dove, invece, lo straniero che arriva da noi per un tot di mesi non paga le tasse e usufruisce comunque dei servizi. E chi li paga questi servizi? Noi altri”.

Palmisano chiede: “Un patto Stato contribuente completamente diverso. Da oggi in poi si facciano regole precise. Lo Stato non deve incentivare a diventare poltronai, aspettando il reddito di cittadinanza, ma deve farlo con le aziende incentivando a far lavorare”. È un accorato appello quello del presidente dell’Associazione: “Chi verrà in vacanza con il coprifuoco alle 22 che a quell’ora, qui in Puglia, si sta tornando ancora dal mare? Controllateci, però date la possibilità a chi rispetta le regole di andare avanti. Ci sono tante discoteche sul mare: cosa farà tutta questa gente? Andranno tutti a prendere il reddito di cittadinanza? Lo Stato non vuole aiutare i piccoli commercianti e imprenditori. E non dimentichiamo che per ogni discoteca chiusa, a soffrire è tutto l’indotto. Infine, chi aveva il fido bancario, come farà a rientrare se non ha mai lavorato?”.

Oltre alla petizione, che si può leggere e firmare il sito ufficiale dell’Associazione, ci sono altre novità in arrivo: “Apriremo delle sedi regionali, partendo entro settembre con il punto pilota in Emilia Romagna. Vogliamo dare servizi e presidiare il territorio. Vogliamo far vedere le differenze tra un vecchio sindacato e uno nuovo, anche se noi non siamo un sindacato. Abbiamo uno sportello Sos dove diamo risposte gratuite a chiunque ne faccia richiesta perché capiamo che, in questo momento, le aziende non possono pagare neanche quel piccolo contributo per ottenere informazioni. I vecchi sindacati non hanno mai fatto niente per le partite Iva. Quelli dei dipendenti hanno continuato a pretendere sempre di più, facendo il proprio lavoro. Noi oggi non vediamo futuro, loro sì”.

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