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Crisi, le partite Iva un popolo di lavoratori dimenticato dallo Stato

In tutta Italia da Salerno fino a Milano, passando per Lecce, Roma e Modena le Partite Iva scendono in piazza per protestare contro le chiusure. Un intero popolo di lavoratori autonomi si sente abbandonato e dimenticato dallo Stato. Le Partite Iva, considerate dai politici lavoratori di serie B, dicono “basta”.

La crisi economica si è abbattuta in modo particolare sulle Partite Iva, che nel 2020 erano state addirittura escluse dai ristori, oggi le imprese e i professionisti protestano contro gli aiuti stanziati dal Decreto Sostegni, definiti “insufficienti”.

Commercianti, ristoratori, parrucchieri, piccoli imprenditori, un intero popolo di Partite Iva non riesce più ad andare avanti. I lavoratori autonomi, costretti a chiudere, senza guadagnare non riescono a portare il pane a casa. Le Partite Iva rispetto al fatidico “posto fisso” hanno meno diritti e non sono tutelati. Che cosa significa essere una Partita Iva oggi durante la crisi? Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista Giuseppe Palmisano, presidente dell’Associazione Partite Iva Insieme per Cambiare.

— Giuseppe Palmisano, qual è stato l’impatto della crisi sulle Partite Iva?

— L’impatto è stato molto doloroso, si stanno vedendo ora tutti i risultati. La gente sta impazzendo, la gente si sta addirittura suicidando, la gente non riesce più a portare il pane a casa. La situazione economica è diventata critica. Noi come Associazione Partite Iva Insieme per Cambiare rappresentiamo tutte le categorie possibili e immaginabili: dal piccolo professionista all’impresa sotto casa, al fruttivendolo, all’azienda di un certo livello, al piccolo artigiano e al rappresentante. È tutto fermo. Tutte le categorie sono messe male, non hanno più liquidità all’interno delle loro aziende. E la pandemia non è ancora finita, ancora fa danni. Siamo chiusi. Al governo Draghi abbiamo chiesto già determinate cose.

— Basta con le chiusure pazze, non si può più andare avanti così. Ci vogliono maggiori indennizzi alle attività colpite, ci vuole un piano di rilancio dell’economia. Serve un drastico calo del carico fiscale, non si può parlare di tassazione a questi livelli se poi non riparte l’economia. Serve un condono fiscale dove chiediamo anche di premiare i virtuosi, è giusto che chi ha pagato fino ad oggi meriti qualche premio. Non parliamo poi della moratoria dei rating bancari, ora tutti chiuderanno i bilanci e andranno in banca a depositarli. Stiamo arrivando all’esasperazione.

La Partita Iva non è più in grado di andare avanti. Ci hanno etichettati tutti in un modo strano. Abbiamo molto a cuore la tutela dei lavoratori autonomi che oggi non esiste per niente. Chiunque si sia ammalato, qualsiasi donna che fa un lavoro autonomo fino all’ultimo giorno di gravidanza lavora, le altre madri invece fin dal primo giorno, magari con una gravidanza a rischio, si mettono in malattia e rientrano quando lo Stato dà loro questa possibilità. Nessuno oggi ha avuto la coscienza per mettere in atto delle misure per le Partite Iva. La nostra situazione è peggiorata sempre più. Dobbiamo riprenderci la dignità.
— Che cosa significa oggi essere Partita Iva rispetto al passato?

Come Partite Iva non c’è più quell’euforia che c’era negli anni ’80. Nella Partita Iva vedevi la persona grande, la persona di un certo valore. Oggi una persona di un certo valore è quella che ha un impiego di posto fisso. Il mitico Checco Zalone nel suo film comico ne parla, ha mostrato la realtà di tutti i giorni: oggi è diventato importante avere un posto fisso e non una Partita Iva.

Ricordiamoci però che dietro una Partita Iva ci sono tante famiglie che mangiamo, c’è anche il dipendente della Partita Iva che non ha gli stessi diritti del dipendente pubblico. Il dipendente pubblico continua ad oggi ad avere stipendio e tutto quanto, i nostri dipendenti invece stanno facendo fatica anche a recuperare la cassa integrazione, fra l’altro molto più bassa di quello che doveva essere.
Ci sono discriminazioni che a lungo andare non vanno più bene. Dobbiamo cercare di cambiare la situazione. Chi ci doveva rappresentare fino ad oggi non l’ha fatto. Abbiamo creato la nostra associazione perché vogliamo rappresentare bene le Partite Iva. Così le Partite Iva non scappano dall’Italia. Chi ha un certo volume d’affari va in un altro Paese per pagare meno tasse. Chi è più piccolo se la prende sempre in un posto. Questo non va bene.

— Draghi non ha segnato nessuna discontinuità in questo senso?

Per il momento non ha fatto né bene né male, già dai segni però che sta dando si vede che non prende tanto a cuore le Partite Iva. In questo momento però le Partite Iva continueranno a sparire. Se vediamo i dati di quanti hanno gettato la spugna o di quanti si sono suicidati il quadro è allarmante. Le persone perdono la dignità. Oggi avere un’azienda che da un giorno all’altro deve chiudere non è una cosa bella.

— La vostra protesta quindi continua?

Sì, noi non condividiamo il discorso che fa Draghi per quanto riguarda la cancellazione delle cartelle esattoriali per un periodo limitato al 2015. In quel caso significa agevolare alcune persone e danneggiarne altre. Per riprendere tutto quanto è necessario affrontare il tema della sanatoria fiscale che non può riguardare tutti i debiti tributari pregressi senza discriminazione. La limitazione della sanatoria solo per il 2015 apparirebbe incomprensibile oltre che illegittima poiché riserverebbe trattamenti diversi a situazioni analoghe.

Ci vuole la possibilità che le persone paghino quanto è possibile in modo sostenibile con dilazioni magari anche prolungate a 10-15 anni. La persona non deve essere vittima, non si possono accumulare continuamente debiti su debiti. Occorre una disciplina della transazione fiscale.
Dobbiamo cogliere l’occasione per semplificare tutte queste procedure. Bisogna fare ripartire queste persone, solo in questo modo lo Stato recupererebbe parte delle imposte. Se non fanno altro che inviare nuove cartelle, alla fine il tutto è molto dispersivo.

Noi chiediamo la moratoria del rating bancario, tutti ora cadranno nella trappola del rientro del fido. Qui serve che lo Stato metta a disposizione la fideiussione dell’impresa, la banca non può decidere se sei affidabile o meno. Con tutte le chiusure di quest’anno i bilanci saranno rastrellati del tutto. Chiediamo di cambiare metodo con le Partite Iva.

— Lo Stato vi tratta come dei lavoratori di serie B a vostro avviso?

Noi non ce l’abbiamo con gli impiegati pubblici, ma questi hanno avuto un aumento di stipendio, e non si è pensato a tutte le Partite Iva che stanno morendo di fame. O siamo i fessi della situazione oppure le cose devono cambiare. Gli immobili ereditati dai genitori le Partite Iva se li stanno giocando ora, sa chi se li sta comprando? Gli impiegati pubblici!

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